Appuntamenti

Orari Sante Messe


Giorni feriali: Da martedì a sabato

Ore 17.30 - Santo Rosario (Alle ore 16.30 con l'ora solare)

Ore 18.00 - Santa Messa (Alle ore 17.00 con l'ora solare)

 

Domenica/Feste 

Ore 11.30 - Santa Messa (Gioia)

Ore 18.00 - Santa Messa (Sperone) - Alle ore 17:00 con l'ora solare

Adorazione Eucaristica

Ogni giovedì alle ore 17:00 (Alle ore 16:00 con l'ora solare)

 

Sacramento della riconciliazione

Durante l'Adorazione Eucaristica (oppure ogni giorno dopo la Santa Messa)


LE FESTE:

* 31 gennaio: Festa San Giovanni Bosco (Compatrono della Parrocchia)

* Primo venerdì di maggio: Pellegrinaggio a Pratola (Madonna della Libera)

* Prima domenica di maggio: Pellegrinaggio a Gioia Vecchio (Madonna delle Grazie)

* 24 maggio: Festa Maria Ausiliatrice

* 13 giugno: Festa Sant'Antonio di Padova

* Terzo sabato di giugno: Festa San Rocco (Compatrono della Parrocchia)

* Terza domenica di giugno: Festa San Nicola di Bari (Compatrono della Parrocchia)

* Prima domenica di settembre: Festa San Vincenzo Martire (Compatrono della Parrocchia)

* 28 settembre: Festa Madonna della Neve

* 29 settembre: Festa San Michele Arcangelo (Patrono della Parrocchia)

 

La Storia

Che esistessero nel tenimento montuoso dell’attuale paese di Gioja i due Castelli Marsi chiamati il primo Temple, o Templum, dove i Marsi Attinati veneravano i loro Dei tutelari, ed il secondo Monte-Agnano situato circa cinque chilometri alla distanza dell’altro, oltrechè vien dimostrato dai ruderi tutt’ora visibili, e dalle denominazioni dei luoghi rimaste inalterate fino ai giorni nostri; maggiormente si accorda.

I. Dalla Bolla di Pasquale II. nella quale si leggono queste parole: Sancti Nicolai ad fontem Reginae "Qui però voglio fare avvertire che la denominazione di Fonte della Regina non deve ripetersi come comunemente si dice, dal passaggio che fece colà una delle Regine di Napoli distinte col nome di Giovanna, o prima, o seconda, menter il Pontefice Pasquale II che disse la chiesa di S. Nicola situata nel fonte della Regina, visse due, o tre secoli prima delle indicate Regine; ma da altre circostanze verificatesi in quella valle distinta con l’antichissimo nome di Valle-Regia."

II. Dalla Bolla di Clemente III in cui si leggono queste altre parole: Sancti Nicolai in Temple. E qui pure è da notarsi che il Castello di Temple da Marsi Atinati si era addetto a conservare i Dei tutelari.

III. Dal noto elenco in cui si legge: Ab Ecclesia Sanctae Mariae de Temple, auri florenos tres. In Temple ab Ecclesia Sancti Nicolai de Temple, tortulorum paria duo.

IV. Dal registro del Borelli in cui sta scritto Simeon Capistrellus tenet in Marsis... et Templum, quod est feudum unius militis.

V. Dal processo esistente nella Curia Vescovile, fatto per la causa agitata fra la Curia medesima, ed il Conte di Celano, in cui al foglio 125 rilevasi che Alfonso Piccolomini ai 23 Luglio dell’anno 1566 nominò al Beneficio di S. Nocola di Temple in Gioja D. Antonio Mascitelli dello stesso paese: ed al foglio 136 si dice, che D. a Costanza Piccolomini ai 10 di Febbraio dell’anno 1572 nominò al Beneficio rurale di S. Nicola di Gioja D. Giovanni Marsente.

VI. Dallo stesso processo in cui al foglio 113 si dice che Alfonso II Piccolomini, ai 30 Ottobre dell’anno 1521 nominò al Beneficio rurale di Monte-Agnano di Gioja sotto il titolo di S. Antonio Abate D. Francesco d’Angelo di S. Sebastiano.

Che poi questi Castelli di Temple, e di Monte-Agnano, dei quali il primo ebbe le Chiese di S. Maria, e di  S. Nicola, ed il secondo quello di S. Antonio Abate, fossero distrutti nella guerra Marsa e gli abitanti si riunissero per edificare, come fecero, un novello paese che dalla parola lo indicante trionfo chiamarono Gioja, prima nell’alto di quel monte, e poi nella foce sottoposta dove esiste attualmente; è anche un fatto che non può richiamarsi in dubbio dietro i documenti sopra indicati.

Questi abitanti di Gioja, oltre le possessioni che aveano nell’alto di quell’Appennino, ne aveano alcune altre nel piano coi rispettivi Casali addetti alla coltura delle medesime, nella contrada detta Manaforno situata nel piano, ed ivi, perché disturbati sulla vetta di quall’Appennino dove aveano i propri focolari, edificarono le novelle abitazioni colle quali in molto meno che un secolo hanno costruito l’attuale paese che dal nome della contrada hanno chiamato Manoforno che in questi ultimi tempi hanno cambiato in quello di Gioja-nuova.

Il motivo che ebbero di fare questa mutazione, fu l’essere stati assaliti nel 1 Aprile dell’anno 1592 dal famoso bandito Marco Di Sciarra che con 700 compagni guidati dal Suddiaconi Baldassarre Quadrano nel paese di Cese, incrudelirono con sevizie di nuovo genere contro quei naturali, di modoché io ho letto nell’Archivio Vescovile le seguenti parole: Exules, et latrones obsiderunt, et devastaverunt crudelitatis genere Terram Joiae. Si risolverono allora di emigrare, ma pochi eseguirono il concepito disegno. Quando poi nell’anno 1807 da un’altra masnada di assassini furono novellamente saccheggiati colla uccisione di tredici proprietari, allora fu universale la risoluzione e tutti pensarono a costruirsi le nuove abitazioni colle quali hanno edificato il paese attuale in  cui domiciliano, tranne i mesi di Luglio, di Agosto e di porzioni del mese di Settembre, quando sono costrette andare ad abitare l’antico paese diGioja, e per l’aria non buona in quella stagione che si respira nel basso, e per raccogliere i fertili seminati che hanno sulle alte vette di quell’Appennino; e per falciare i rigogliosi prati che anche posseggono; e per preparare la raccolta dell’anno venturo; e per provvedersi del necessario al mantenimento del fuoco in quei boschi annosi.

2. Il paese di Manaforno, ossia di Gioja nuova ha per confine all’Est le montagne di Pescasseroli e di Scanno; al Nord i monti e le campagne di Bisegna; all’Ovest le campagne di Aschi, di Sperone e di Vico; ed al Sud il lago di Fucino, i campi di Ortucchio e di Pescasseroli.

3. Lo stesso paese ai 31 dicembre del 1868 avea una popolazione composta di 2613 individui.

4. Il medesimo paese di Gioja antica ha la degna, ed elegante Chiesa di S. Maria nuova, e S. Maria maggiore provveduta di buone e ricche supellettili, e servita da un Arciprete, e da un Capitolo numerato di cui i membri fanno parte di quella Chiesa recettizia. Questa Chiesa nella Bolla di Clemente III è indicata colle parole: Sanctae Mariae in Juge; e nell’Elenco è segnata con queste altre: Ab Ecclesia Sanctae Mariae de Joia, montanem unum, ibique quot sutt clerici, tot casei in perpetuum, et pumas viginti; In Joia ab Ecclesia Sanctae Mariae, cuppas sex; Jure a quolibet foculari ipsius Castri, casei decinas septem.

In questa Chiesa si conservano, oltre le molte reliquie delle quali tesse un lungo catalogo il Corsignani1, il corpo battezzato di S. Vincenzo martire in urna molto decente.
Questa Chiesa con l’intero paese da Carlo I di Angiò fu donata alla Badia della Vittoria di Scurcola, nella di cui soggezione persisté fino all’anno 1330. Quando col consenso di Carlo II di Angiò, fu pagato ai Monaci il prezzo corrispondente, e fu aggregata alla Baronia di Pescina2.

Ha pure la Chiesa di S. Nicola dove sta il Cimitero, situata dirimpetto alla Rocca, ivi riedificata dopo quella che in Temple esisteva.
Finalmente ha la Chiesa di S. Antonio Abate colà riedificata dopo quella che era la Parrocchiale di Monte-Agnano.

Avea ancora la piccola Chiesa di S. Marco col rispettivo ospedale situata poco lungi dal paese; non che a distanza minore dello stesso paese la Chiesa di S. Sebastiano ma l’una e l’altra sono adesso atterrate.

Il novello paese poi di Manaforno, ossia di Gioja nuova, ha la Chiesa dell’antico Casale dedicata a S. Michele-Arcangelo, ed ivi si eseguono tutte le funzioni parrocchiali.
Dietro lo zelo ed attività dei due Sacerdoti che sono nella famiglia Fazii, a mezzo chilometro di distanza dall’abitato verso l’Ovest, si è edificata un’altra Chiesa dedicata alla Madonna della Neve. Questa però è officiata da una Confraternita in essa regolartmente eretta.

Negli ultimi tempi la popolazione docile e religiosa, infervorata all’oggetto dai Missionari Liguorini, colla spesa considerevole di più di quindicimila ducati pari a lire sessantatremilasettecentoquarantotto senza calcolare i materiali portati a gara dai paesani specialmente dal basso ceto, avea costruito un bel tempio sufficiente a contenere il popolo intero, nonchè un numero grande di forestieri quando accorrevano per qualche straordinaria solennità. Il sito prescelto però non è adatto, o almeno troppo dispendioso per la costruzione del tempio; la poca abilità degli Architetti nel disegnarlo; i fondamenti non scavati abbastanza per trovare la solidità del terreno; la doppiezza non proporzionata dei muri, specialmente quella dell’inferiore che dovea giungere a cento, e dieci palmi di altezza; l’ostinatezza dei paesani intelligenti che vollero si formasse doppia la gran volta che col peso specifico poteva troncare, come avvenne, le mura alle quali si appoggiava: ha fatto verificare il prognostico pronunciato da me che scrivo, e che nel medesimo anno quando fu elevata e converta la cupola, non volli salire a vederla, perché temevo, attesi gli antecedenti cennati, rimaner sepolto fra i sassi. Fortunatamente dunque, quando nella Chiesa quasi terminata non si trovava nessuno, il peso della doppia volta, e quello della cupola che gravitava sopra di essa, spinsero le mura laterali, le troncarono improvvisamente, il tempio crollò, ed ora si vede solo un gran mucchio di sassi. Così fu punita colla poca, anzi niente avvertenza dei direttori, la smodata presunzione dei paesani intelligenti sordi alle voci di chi or racconta ingenuamente la cosa accaduta.

5. Fra gli uomini illustri nati in Gioja, debbo riferire quell?Arciprete D. Domenico Cataldi, valente Geometra dei tempi suoi, riportato dal Febonio1. Questi per adornare quella bella Chiesa, impiegò tutto quello che lucrava coi suoi studi geometrici. Per alcuni intrighi fu costretto a lasciare la carica di Arciprete; ma poi facendo avverare in se quello che dice il nominato Febonio, che virtus ve ata crescit, riassunse l’onorato impiego, e proseguì coi suoi lucri personali a fornire di tutti gli abbellimenti quel nobil tempio che ancora si conserva in buonissimo stato.

6. Il fabbricato di Manaforno, ossia di Gioja nuova è molto decente, ma non è bene ordinato, perché quei proprietari che hanno edificato le vovelle abitazioni proprie potevano meglio disporle. Gli uomini sono industriosi, e per lo più addetti al commercio col quale provvedono quello che potrebbe mancare alle loro famiglie. Portano nei mesi d’inverno i loro animali pecorini, cavallini, e vaccini dei quali abbondano nelle Puglie dove possiedono vistose censuazioni che hanno pure adesso in buona parte affrancate; li riportano nei mesi estivi a pascolare nelle loro alte montagne, ed ottengono così il lucro corrispondente. Le donne poi che rimangono sempre nei propri focolari sono robuste e nella maggior parte addette alla manifattura e tintura dei panni, coi quali, al gusto dei Greci, coprono i loro mariti e famiglia. Il popolo in genere, specialmente il basso, è morigerato e religioso in maniera che nella mia gioventù, io ricordo non trovavasi in Manaforno uomo che avesse abusato del vino, o avesse speso il tempo in inutili giuochi.

Il territorio è ferace, specialmente quello rilasciato dal Fucino che i Manofornesi aveano acquistato dagli Ortucchiesi quando era occupato dalle acque; produce ogni specie di Cereali; e da la sufficienza di buon vino. L’aria poi che in Manaforno si respira, è assai temperata e salutifera, eccettuati i mesi di Luglio e di Agosto, quando è dannosa, attesi i vapori che esalano dai ristagni di Fucino, cosa che col ritirarsi del lago andrà pienamente a svanire. Per questo motivo principalmente neidetti mesi di Luglio e di Agosto, vanno a riabilitare l’antica Gioja.

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PARROCCHIA SANTA MARIA ASSUNTA

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67055 GIOIA DEI MARSI (AQ)

ITALY

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